Rischio chimico e sostenibilità: le iniziative

Il tema della gestione del rischio chimico sta diventando sempre più pervasivo nel settore del tessile; a livello internazionale sono tante le iniziative che coinvolgono una rete di attori eterogenei che compongono uno scenario in continua evoluzione. Si propone una veloce panoramica di alcuni dei progetti più significativi.

Le imprese della moda proprietarie d’importanti brand utilizzano il driver della sostenibilità per posizionarsi sul mercato con prodotti compatibili con l’ambiente, selezionando fornitori, manifatture e distributori che abbiano particolari requisiti. Un forte stimolo verso una gestione efficace del rischio chimico proviene certamente dai movimenti ambientalisti che hanno sensibilizzato l’opinione pubblica sul tema, oltre ad aver individuato problemi molto rilevanti come, ad esempio, il grave inquinamento con altissimi livelli di alchilfenoli e composti perfluorurati dei fiumi cinesi, scoperto nel 2011. Gli attori istituzionali intervengono su questo scenario con norme emanate a livello internazionale, europeo, nazionale e/o regionale che oggi vengono interpretate non più come vincoli, ma come stimolo all’innovazione al fine di un posizionamento maggiormente competitivo. I produttori delle sostanze chimiche e quelli degli impianti di produzione tessile sono coinvolti in un processo teso ad un minor impatto ambientale quale obiettivo prioritario, perseguito anche con il coinvolgimento di laboratori di ricerca pubblici e privati che sviluppano metodologie e tecnologie innovative. Una spinta in tal senso viene dalla cosiddetta web economy, animata da nuovi attori quali blogger e influencer, che vede anch’essa il tema green come fondamentale.
VERSO UN TESSILE SOSTENIBILE
Le aziende che in Europa producono o importano più di una tonnellata annua di sostanze chimiche, hanno l’obbligo di registrarne il movimento nella banca dati REACH (Registration, Evaluation, Authorisation and Restriction of Chemicals), illustrandone l’uso in condizioni di sicurezza all’Agenzia Europea per le Sostanze Chimiche (ECHA – European Chemicals Agency). In questo quadro normativo, qualora le autorità ritengano che i rischi di alcune sostanze pericolose non possano essere gestiti, sono previste restrizioni per diminuirne o impedirne l’uso. Nel settore della moda si stanno promuovendo diverse iniziative a livello internazionale che vanno nella direzione di un tessile sostenibile, prevedendo anche di superare le norme prescritte con limitazioni ulteriori che, seppur non obbligatorie, vanno nella direzione di rendere maggiormente compatibile dal punto di vista sociale e ambientale una filiera particolarmente complessa di impatto globale. Fin dal 2011 è attivo il programma ZDHC – Zero Discharge of Hazardous Chemicals che si pone l’obiettivo di catalizzare il cambiamento nell’uso delle sostanze chimiche pericolose nelle filiere del tessile, della pelle e delle calzature. Ad oggi oltre 20 marchi mondiali del settore della moda, tra cui ad esempio Adidas, Benetton, Burberry, H&M, Nike, Puma, collaborano al programma per indirizzare l’intero settore verso una maggiore responsabilità, implementando azioni per una chimica sostenibile.
IL PROGETTO F-SUSY

Tra i primi progetti “Smart Fashion and Design” a essere approvato, F-Susy è partito a Febbraio 2017 e terminerà dopo 24 mesi a Gennaio 2019. Coordinato dal Dipartimento di Chimica, Materiali ed Ingegneria Chimica del Politecnico di Milano, prevede un investimento di quasi 900.000,00 Euro a fronte di un contributo regionale di circa 350.000,00 Euro. Nell’iniziativa sono coinvolti diversi partner: Blumine, che

eroga servizi alle imprese tessili nell’ambito della sostenibilità di prodotti e processi; Nekte, che sviluppa prodotti digitali per la gestione delle informazioni; Besani, maglificio specializzato nella lavorazione di filati tinti di alta qualità; Maglificio Ripa, specializzato nella progettazione e produzione di tessuti tecnici realizzati con fibre artificiali e sintetiche; Tessitura Attilio Imperiali specializzata nella progettazione e realizzazione di tessuti ortogonali con fibre naturali e non. Il progetto prevede la ricerca e la sperimentazione di materiali e processi che limitino l’uso delle sostanze chimiche pericolose; la predisposizione di uno strumento digitale di supporto decisionale permetterà di monitorare e di validare i processi messi in atto, mettendoli in relazione con gli standard di sicurezza chimica esistenti. Obiettivo specifico del progetto sarà la realizzazione di

una piattaforma on-line interattiva che possa supportare lo scambio informativo e le buone pratiche al fine di permettere anche alle piccole aziende di raggiungere elevati standard di qualità riducendo enormemente tempi e costi legati all’attività di gestione del rischio chimico. (Leggi anche l’articolo di approfondimento a cura di Aurora Magni a pag.18-19, ndr).
LE INIZIATIVE DELLA REGIONE LOMBARDIA
Nei documenti di programmazione dell’uso dei fondi europei per la ricerca, lo sviluppo e l’innovazione, ogni Regione italiana ha identificato quelle aree di specializzazione ritenute peculiari del proprio territorio, concentrando su di esse il sostegno pubblico al fine di valorizzarne le competenze e renderle funzionali allo sviluppo territoriale. La Regione Lombardia ha evidenziato sette aree di specializzazione, presentate nella nota Strategia di Specializzazione Intelligente (S3 – Smart Specialization Strategy), tra le quali l’Eco-industria che riguarda i temi dell’energia e della chimica verde: quest’ultima rivolta ad individuare processi produttivi che riducono o eliminano l’uso di sostanze pericolose per l’uomo e l’ambiente, vista come opportunità di sviluppo di un manifatturiero maggiormente competitivo. Nel 2016 è stato emanato, nell’ambito del Programma Operativo Regionale Lombardia 2014- 2020, l’avviso pubblico “Smart Fashion and Design” rivolto a imprese ed enti che intendessero presentare progetti di sviluppo sperimentale con ricadute nella filiera della moda e del design. Le attività dovevano essere coerenti con le aree di specializzazione individuate nella S3, tra cui la chimica verde. Proprio su questo tema è attivo il progetto F-Susy.
Il programma ZDHC si pone l’obiettivo di catalizzare il cambiamento nell’uso delle sostanze chimiche pericolose nelle filiere del tessile.

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Riferimenti

  • Blumine. Sustainability-Lab. www.sustainability-lab.net
  • F-Susy. www.f-susy.it
  • ZDHC. www.roadmaptozero.com

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